Dall’olio d’oliva lampante all’extravergine DOP ‘’Terra d’Otranto’’
Terra d’Otranto era il nome medievale del Salento in quanto fu in quel periodo la città più importante dell’intera zona. Nel IX e X secolo è assai importante per lo sviluppo dell’olivicoltura l’azione dei Basiliani, monaci greci di rito bizantino, che diffusero con l’innesto su olivastri una nuova varietà di ulivo che sarà poi chiamata ‘’cellina di Nardò’’. Nel corso dei secoli la coltura dell’ulivo nel Salento ha seguito alterne vicende diventando, dal Seicento all’Ottocento, la maggiore ricchezza della zona perché l’olio cosidetto lampante , prodotto con olive di scarsa qualità raccolte da terra e molite nei numerosi frantoi ipogei , alcuni dei quali siti nel nostro Comune di Veglie, era spedito dal porto di Gallipoli in tutto il Nord Europa per l’illuminazione delle città, per produrre sapone e per altri usi industriali. Gli stessi monaci Basiliani introdussero altresì la tecnica della raccolta delle olive dalla pianta per ottenere un olio pregiato per l’alimentazione. La continua evoluzione nel corso dei secoli delle tecniche di coltivazione , di raccolta e molitura delle olive e di estrazione dell’olio prodotto in massima parte con le cultivar autoctone del territorio, ogliarola di Lecce e cellina di Nardò, forniscono un prodotto particolare che mostra un forte legame col ‘’Territorio’’ nel senso più ampio di richiamo alla maestosità delle piante , alla cultura della gente che le lavora, alla vegetazione, al vicino mare Ionio, ai profumi e alla luminosità di una lingua di terra fra 2 mari, alla dolcezza del clima: tutto concorre nel rendere unico l’olio di questo territorio che esprime la dolcezza e l’armonia tipica del Salento.